Olio di Palma: dove è finito e come è stato sostituito?
L’Olio di Palma è uno dei prodotti più contestati degli ultimi anni, soprattutto da quanto sono stati resi noti al grande pubblico le presunte ripercussioni negative che avrebbe sul nostro organismo. Tuttavia, una volta “sedata la rivolta”, l’olio di palma è scomparso dalle pubblicità: a questo punto sorge spontanea una domanda: dove è finito l’olio di palma? Scopriamolo insieme!
Olio di palma, alimento killer?
L’olio di palma è considerato un alimento killer all’interno dell’immaginario collettivo a seguito di una campagna informativa eccessivamente penalizzante che ne ha messo in luce gli aspetti più negativi. È opportuno tenere ben presente che è indubbio come alcune caratteristiche di questo prodotto possano rivelarsi nocive: per questo è fortemente sconsigliato l’utilizzo soprattutto con i bambini.
Molte aziende specializzate del settore hanno fatto del “senza olio di palma” un elemento che li contraddistingue in maniera evidente rispetto ai competitor: sinonimo di cura del prodotto e lungimiranza, avere sull’etichetta della confezione questa denominazione sembra essere diventato sinonimo anche di qualità.
Insomma, un motivo di orgoglio particolare nelle intenzioni dei produttori che provavano così ad arginare la psicosi collettiva venutasi a creare nei confronti di questo grasso ricavato dai frutti delle piante originarie dei paesi esotici.
Olio di palma, è davvero nocivo?

Eppure all’olio di palma non mancano anche i pregi: versatile, delicato, cremoso, resistente alle elevate temperature e, particolare decisivo per le aziende, molto economico.
Alla luce di queste caratteristiche, non a caso è stato per lunghissimo tempo il grasso vegetale di gran lunga più utilizzato nell’industria alimentare e, in particolare, nel confezionamento di produzioni dolciarie destinate alla grande distribuzione commerciale. L’ondata di contestazioni si è sollevata quasi improvvisa solo negli ultimi due anni, ma ha assunto contorni tali da indurre la quasi totalità delle aziende leader di settore a cercare altre soluzioni. Critiche non del tutto infondate benché molto accentuate.
Perché stato contestato l’olio di palma
La bufera mediatica scatenata intorno all’olio di palma ha basato la propria efficacia soprattutto su alcune specifiche argomentazioni, tra cui:
Concentrazione di grassi saturi: alla base delle censure, condivise pure da autorevoli fonti scientifiche, è soprattutto l’elevato tenore di grassi saturi contenuto nell’olio di palma, caratteristica che lo rende un alimento non indicato per la salute umana. Infatti, i grassi saturi contribuiscono alla formazione di colesterolo nelle arterie che può, nel lunghi periodi, portare all’insorgenza di problemi cardiovascolari anche gravi.
Impatto ambientale: altra grossa voce a scapito dell’olio di palma è costituita dalle conseguenze sull’ambiente, provocato dalla coltivazione delle piante che negli anni andava assumendo estensioni record in particolare in alcuni Paesi nei quali la palma aveva estromesso colture tradizionali.
Come è stato sostituito l’olio di palma?
Per comprendere come è stato sostituito l’olio di palma può essere illuminante una semplice carrellata delle etichette “palm free” diffusesi in commercio con andamento crescente negli ultimi mesi.
Tra i principali sostituti infatti troviamo l’olio di oliva. Un costituente di qualità eccellente come ormai unanimemente acclarato dalla comunità scientifica internazionale. Eppure non il miglior surrogato in assoluto. Per due ragioni su tutte: il costo e il sapore. Il suo pregio organolettico rischia di rivelarsi controproducente in un’ottica di commercializzazione industriale. L’olio d’oliva connota fortemente i prodotti con il suo bouquet aromatico che può risultare invadente, specie per palati da tempo abituati alla discreta presenza dell’olio di palma.
Poco praticata l’opzione burro, sia per la elevata concentrazione di grassi saturi peraltro di origine animale, sia per la persistenza delle note aromatiche. Meglio la margarina per la sua provenienza dal mondo vegetale, ma si tratta di un prodotto utilizzato di più nella cucina quotidiana domestica.
I sostituti che trovano più vasto impiego si chiamano olii di semi e olio di cocco. Alla prima fascia appartengono in particolare i tradizionali derivati di girasole e mais che associano un sapore delicato alla versatilità d’impiego. Fondamentale poi la variabile costi che risulta accessibile per le aziende in virtù della già consolidata produzione di tali olii. Ma a soppiantare il frutto della palma è stato in particolare l’olio di cocco. Un grasso stabile capace di resistere in condizioni ottimali alle alte temperature di cottura. Da verificare nel tempo la risposta di gradimento del pubblico.
C’è già chi, tra i consumatori, che eccepisce un sapore più deciso e caratterizzato rispetto alla palma, ma i risultati finora sembrano comunque autorizzare un impiego costante nel tempo.
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